UNO STUDIO SULL'IMPATTO SOCIO - ECONOMICO DELLE BIOMASSE


L’associazione Ebs (Energie da biomasse solide) ha recentemente presentato il primo rapporto socio-economico, ambientale ed energetico sull’utilizzo delle biomasse solide. In particolare, le relazioni presentate sono frutto della ricerca intrapresa dall’Università di Venezia e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) per analizzare le ricadute derivanti dall’utilizzo delle biomasse solide per la produzione di energia elettrica.


IMPATTO SOCIO-ECONOMICO DELLE BIOMASSE
Lo studio della Fondazione Università Ca’ Foscari di Venezia ha identificato l’impatto socio-economico del settore della generazione di energia elettrica da biomasse solide, esaminando il ruolo in termini di ricadute occupazionali, reddituali e fiscali. L’analisi che si è concentrata su 9 degli impianti di dimensioni medio-grandi facenti capo a EBS ed è riferita al 2017  ha mostrato che  il valore aggregato della produzione di energia e del suo indotto è stimato tra i 210 e i 280 milioni di euro e genera circa 1.300 posti full-time (rapporto 1:5 occupati diretti Vs indotto), con un reddito totale da lavoro pari a 22 milioni di euro.
Oltre alle ricadute occupazionali e reddituali, la produzione di energia da biomassa comporta ulteriori stimoli per l’economia locale, grazie alla filiera di approvvigionamento fortemente radicata nel territorio, con un effetto positivo sulla spesa per consumi di circa 20 milioni di euro. Dati positivi arrivano anche dall’analisi dell’impatto ambientale, infatti, rispetto all’utilizzo di fonti non rinnovabili, l’attività di questi impianti consente di abbattere drasticamente le emissioni di CO2, risparmiando fino a 100 milioni di euro.

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LE BIOMASSE E L'ENERGIA ELETTRICA
Il rapporto del CNR, invece, ha affrontato le implicazioni ambientali nell’impiego di biomasse solide per la produzione di energia elettrica. Il rapporto evidenzia come l’evoluzione tecnologica, soprattutto su impianti industriali, ha consentito di ridurre sostanzialmente le emissioni di inquinanti a livelli cosi ridotti da risultare impercettibili, come peraltro confermato dalle campagne di monitoraggio sulle ricadute ambientali- in alcuni casi attive da decenni -che confermano l’assenza di ricadute di inquinanti nelle aree dove sorgono questi ultimi.
Un importante elemento di distinzione confermato dallo studio del CNR risulta essere l’impatto ambientale degli impianti sopra citati, rispetto ai piccoli impianti domestici di riscaldamento, che in Italia ammontano a oltre 4 milioni. Stando allo studio, caldaie a pellet e classici caminetti restano altamente inquinanti e dannosi, non solo per l’ambiente ma anche per la salute in quanto producono polveri fini ed ultrafini che si disperdononei luoghi abitati.

Da questa sintetica panoramica sul rapporto emerge un dato assolutamente incontrovertibile: la produzione elettrica rinnovabile da biomasse deve continuare ad avere un ruolo di primo piano nel contesto delle rinnovabili in Italia.

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